Diritti dell' Umanità di NONVIOLENZA dal 1986 - Servizio Civile Nazionale e Volontari

Saranno sempre i Giovani a salvare l' Umanità

La pace come diritto di solidarietà. Tale generazione di diritti include: il diritto allo sviluppo economico e sociale, il diritto a beneficiare del patrimonio comune dell'umanità, il diritto a un ambiente salubre, il diritto all'assistenza umanitaria e a ricevere soccorso in caso di catastrofi, il diritto alla pace. (4 feb 2016)

 
Nel 1978 l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato la risoluzione 33/73 sulla preparazione delle società a vivere in pace. L'articolo 1 di tale risoluzione dichiara: "Ogni nazione e ogni essere umano, a prescindere da considerazioni di razza, coscienza, lingua o sesso, ha il diritto intrinseco a vivere in pace.

Servizio civile, un'opportunità anche per le aziende for profit

I giovani attualmente coinvolti in Trentino sono 430: ecco cosa cercano e cosa possono offrire alle imprese. Un seminario alla Sala BelliComunicato stampa PAT n. 2756 Martedì, 17 Ottobre 2017Può il servizio civile essere realizzato all'interno di un'azienda? Un interrogativo a cui si è dato risposta al seminario "Il Servizio civile provinciale in azienda: una realtà possibile", tenutosi oggi presso la Sala Belli del Palazzo Sede della Provincia di Trento. Tipicamente rinvenibile in contesti pubblici e non profit, il servizio civile universale provinciale (SCUP), in quanto opportunità di avvicinamento al mondo del lavoro ed esperienza di cittadinanza attiva, vuole rafforzare la propria identità ed offerta, espandendo il proprio campo di applicazione a nuovi contesti organizzativi, quali appunto le aziende for profit. L'obiettivo è rinnovarsi, partendo dalla consapevolezza che oggi l'essere adulti responsabili, cittadini attivi, nonché lavoratori, passa necessariamente attraverso la formazione, l'accompagnamento esperto e la sperimentazione pratica. I vantaggi, come hanno testimoniato alcuni dirigenti d'azienda, sono però apprezzabili anche dal punto di vista aziendale

All'incontro, organizzato dall'assessora Sara Ferrari e dall'Ufficio Servizio civile della Provincia, hanno partecipato alcune realtà aziendali del territorio provinciale, sindacalisti e addetti ai lavori. Ad introdurre il seminario, con una illustrazione preliminare di cos'è e come funziona il SCUP, Giampiero Girardi, direttore dell'Ufficio Servizio civile della Provincia: "I ragazzi chiedono di potersi mettere alla prova, prendersi delle responsabilità legate al progetto nel quale sono inseriti, acquisire competenze soprattutto trasversali, conoscere e farsi conoscere, partecipare e attivarsi socialmente. Ciò che offriamo noi non è un lavoro ma un'occasione di formazione, un aiuto per aumentare le loro capacità di trovarlo da sé un lavoro".

Formazione, esperienze, pratica, coscienza rispetto al ruolo e all'impegno ricoperto, acquisizione di competenze professionali: sono queste le caratteristiche che connotano lo SCUP, il Servizio civile universale provinciale, sperimentato in provincia di Trento. Attualmente i giovani tra i 18 e i 28 anni attivi in servizio civile in Trentino sono 430, un numero consistente per la realtà provinciale, i due terzi sono ragazze e l'età media è di 24 anni.

Se per i giovani i vantaggi derivanti da questa opportunità si traducono nella possibilità di misurarsi dentro un contesto di impresa, di calarsi in contesti lavorativi inediti, di "saggiare" la ricaduta civica e sociale che il lavoro imprenditoriale genera, anche per le imprese for profit - è stato detto al seminario - vi sono dei vantaggi. Per l'azienda, infatti, il servizio civile rappresenta un'esperienza più strutturata dello stage o dell'alternanza scuola-lavoro, può rappresentare inoltre una "palestra" mirata a testare un giovane ed a formarlo secondo la propria mission d'impresa, e non di meno può rivelarsi utile alla formazione e al ruolo degli stessi tutor aziendali, alla cui formazione per altro lo stesso Ufficio provinciale offre formazione gratuita e costante supporto. Infine, il servizio civile può anche potenzialmente diventare per l'azienda che apre le proprie porte ai giovani che intendono fare questa esperienza della durata di un anno un momento promozionale della propria impresa, consentendole di sperimentare concretamente la responsabilità sociale d'impresa.

Quando il servizio civile si fa in azienda
Quando il servizio civile si fa in azienda
...una contraddizione in termini?...


Può il servizio civile essere realizzato in un’azienda?
Come può una realtà profit avvicinarsi e mescolarsi al mondo, tipicamente non profit, del servizio civile? Avvicinare le due parole, servizio civile e mondo aziendale, può sembrare una contraddizione in termini, ma è ciò che il panorama provinciale trentino sta tentando di sperimentare…testandone la fattibilità.

Rispondere a tali quesiti non è semplice né immediato. Ma attraverso la storia di Sara, la protagonista di questa storia di servizio civile, è forse possibile aprire un orizzonte di senso e di riflessione.
Impegnata nella realizzazione del progetto “RIDUZIONE, RIUSO, RICICLO. Un anno all’isola ecologica per promuovere fra i cittadini le buone pratiche per la sostenibilità ambientale” presso AMNU Spa, Sara (in foto) si occupa di due sostanziali ordini di attività: da una parte, ricoprendo funzioni di comunicazione e sportello informativo, supportando i cittadini nelle attività di conferimento dei rifiuti e, dall’altra, assumendo un ruolo operativo e di supporto ai principali centri di raccolta nelle pratiche di smaltimento e nella loro registrazione informatica.

“Sto imparando come è strutturata un’azienda, l’organizzazione interna, le tempistiche e le dinamiche…ma anche le frustrazioni e le pressioni che tutto ciò comporta” – ci racconta. È un percorso impegnato, quello di Sara, la quale sembra tuttavia vivere il servizio con la stessa contraddizione con cui questo articolo si è aperto: ovvero sperimentarsi a cavallo tra un’esperienza di rilevanza sociale, ma all’interno di un contesto aziendale. “In verità questo non è esattamente ciò che vorrò fare infuturo, sto attualmente studiando per diventare psicologa…quindi una cosa completamente diversa da quella in cui mi trovo a operare”.

Ma, nonostante queste polarità, Sara sta sperimentando su di sé le potenzialità di questo incontro: “Certamente mi sto per un attimo distogliendo dai miei studi orientati nello specifico alla cura della persona, per sperimentarmi in qualcosa di diverso, nella realizzazione di attività finalizzate alla produttività. Sicuramente l’approccio e il modello di lavoro in un’azienda mi piace e mi sta ispirando. Infatti sto valutando se fare il mio tirocinio universitario anche in un azienda…perché no!”.

Le dinamiche di lavoro, la mission e i destinatari dell’attività di privato e privato sociale sono differenti. Allora come può avvenire potenzialmente questo matching?
Un mix privato e privato sociale, se considerato nella realizzazione di progetti di servizio civile, è possibile nella misura in cui l’azienda è in grado di farsi socially responsible, se cioè riconosce la propria Social responsibility. In altri termini, se arriva alla consapevolezza del valore etico e l’impatto sociale che la propria attività economica ha nei confronti dei propri clienti e della collettività. Se questo è vero, allora il servizio civile in un’azienda, qualora opportunamente contestualizzato e strutturato, può trovare realizzazione, poiché il giovane attraverso il proprio servizio si fa garante e promotore di questi valori.

È come l’esperienza di Sara presso AMNU: lavorare sulla sensibilizzazione della comunità alla corretta gestione dei rifiuti, alla raccolta differenziata, alla sostenibilià ambientale assume un significato più “elevato”. Non più quindi esperienza ancorata a sole logiche produttive (seppur, anch'esse, fondamentali fonti di apprendimento ai fini dell'avvicinamento al mondo del lavoro), ma reale motore di diffusione di buone pratiche sui corretti comportamenti individuali e collettivi di coscienza civica, sociale e solidaristica.

L'Impresa Agenzia di Avati 8 Planet ha aperto donanda di Convenzione al Servizio Civile Nazionale e Servizio Civile Universale, per l impiego di Obiettori in Servizio Civile, in conformità alla Costituzione, alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, alla Legge del 20/12/1986, legge 64 del 6 marzo 2001 "Istituzione del servizio civile nazionale" (Guri n. 68 del 22 marzo 2001) (Testo aggiornato con le modifiche ed integrazioni apportate dal decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7 convertito con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005), occupando il tempo libero in attività di quartiere e oratori con l'organizzazione di attività Culturali/Ricreative all'interno di un Progetto di sostegno Educativo ed Economico Imprenditoriale con tesserino di ricoscinento per ogni Obiettore che dovrà essere mostrato ed esposto in maniera visibile durante tutte le attività e operazioni di promozione e vendita e nei contatti con i consumatori. Il Tesserino di Riconoscimento (Elenco Pres. Questura di Milano) è il requisito fondamentale  per lo svolg8m3nto dell' Attività Economica, ha validità di 1 anno e quando non dovessero sussistere i requisiti previsti dall'Art. 71 comma 1 Dlgs n. 58/2010 gli sarà inviato a ogni obiettore comunicazione di rinnovo allo scadere dell'anno solare.

Lo stipendio medio stimato varia da circa 34.769 € all'anno come Venditore a circa 156.153 € all'anno come Head of Marketing Department. La paga oraria media stimata varia da circa 8 € all'ora come Marketing a circa 40 € all'ora come Networking. 

VOGLIAMO LA NONVIOLENZA NEL DIZIONARIO. 
“Al Comitato Scientifico dell’Istituto dell’ Enciclopedia Italiana e al Comitato Scientifico dell’Accademia della Crusca”, così inizia la lettera che un corposo gruppo di studiosi e studiose ha scritto ed inviato ai Comitati sopracitati per richiedere l’introduzione della parola Nonviolenza nel dizionario della Lingua Italiana.

Da tempo interessata a questo tema e alla parola in questione, non posso non sostenere moralmente la causa.


Il termine Nonviolenza ha una sua carta d’identità che merita d’essere riconosciuta: con questa parola, non ci si limita ad indicare o a suggerire l’assenza di guerre, di conflitti, di abusi e di ogni tipo di oppressione di cui l’uomo e la donna sono stati e sono capaci, ma procede più a fondo, o più in alto, per giungere a definire una reale, concreta cura del male attraverso la persistente e determinata applicazione del potere pacifico contro le offese, le ingiustizie, la violenza fisica, psichica, economica, sociale e politica subite da persone o da intere comunità.

Il sentimento d’odio che da sempre avvelena il mondo e causa cecità e sordità e aridità di mente e di cuore, è forse la patologia più difficile da curare: la nonviolenza risulta la cura più efficace proprio perché questa agisce sulla persona coinvolgendola nella sua totalità, in ogni suo ambito, lungo un processo esistenziale ed esperienziale che dura tutta la vita.

La Nonviolenza richiede consapevolezza, spirito di cambiamento, responsabilità e attivismo: il suo significato, la sua essenza è la scelta della Giustizia, praticata come un vero e proprio stile di vita. Il legame tra Nonviolenza e Giustizia è intimo ed imprescindibile: entrambe sono le strade che portano alla Pace e la minaccia e l’offesa a carico di una delle due, fa vacillare anche l’altra, così come la promozione di una, favorisce il progresso dell’altra. La Nonviolenza, quindi, esige coraggio, tenacia, volontà di miglioramento, apertura e capacità di accoglienza dell’altro, dell’altra e della sua idea. E penso a Gandhi, a Giorgio La Pira, ad Aldo Capitini, a Martin Luther King, a Tiziano Terzani e ai tanti altri Nomi che hanno scritto la parola Nonviolenza nel libro della Storia e che ne hanno delineato il profilo, rendendola come gli studiosi e le studiose l’hanno richiesta nei dizionari della Lingua Italiana: unita, senza pause e senza spazi che distanziano la violenza dalla sua stessa negazione. E in modo particolare, penso a don Tonino Bello il quale definì la Pace come più di una parola: “un vocabolario”. Come può mancare la parola Nonviolenza in questo vocabolario così ricco e così dinamico e così aperto ai cambiamenti e alle novità? Non deve mancare.

Per questo sosteniamo il pensiero e la richiesta che ne difendono il posto tra le tante parole che riempiono ed arricchiscono i nostri dizionari e le nostre enciclopedie. Perché la parola è efficacia, è presenza, è sostanza; perché la parola produce, cambia, accende; perché la parola dice, chiarisce, racconta. E la parola Nonviolenza è tutto questo. E molto di più: perché custodisce la storia e il coraggio di Coloro che l’hanno celebrata. E li custodisce con così tanta cura che non lascia spazio, tra una lettera e l’altra, per permettere a corpi estranei di alterarne l’integrità.

Nonviolenza, tutto unito. Nonviolenza perché tutto sia unito, perché tutto sia Unità. Le utopie restano tali fin quando non si sa come realizzarle e per realizzarle bisogna saperle identificare. Da ricordare bene, quindi: Nonviolenza. 
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